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I nativi digitali, guru informatici"

Sarebbero, questi nativi digitali, molto più bravi di noi col computer,(qualunque cosa significhi: per un passante dellinformatica, basta vedere un adolescente allegare un file a un messaggio Whatsapp ed è subito Matrix). I nativi digitali si son ritrovati la pappa pronta, cucinata per decenni da pionieri che, probabilmente, neanche conoscono. Al massimo, Steve Jobs (che era un signor venditore). Mettetene uno davanti allo schermo nero del DOS, a fissare un vuoto siderale interroto da C:\ e un cursore che lampeggia: dopo due minuti lo ritroverete privo di vita. I bambini che pasticciano coi cellulari, coi genitori che si sciolgono dalla felicità di fronte a questa visione paradisiaca: non solo loro ad esser geniali, sono le interfacce a essere modellate sulle capacità di un poppante. Al massimo, tra qualche anno, cammineranno per strada come vegetali, fissando qualche pollice di schermo ignari della vita che li circonda, rischiando di finire tra le ruote di unauto. Poi, patente in tasca, sulle auto saranno loro a mettere a repentaglio le vite altrui (e le loro): è il cerchio della vita.

Il mio primo pc personale, dopo aver usato per un paio di anni i 286 a scuola, con un programma di contabilità (Stella?), fu un 386sx 40 MHZ, 2 MB di ram e 210 MB di disco, scheda video OAK qualcosa, ram da 512 kb. Tutto quel che la scuola ci aveva insegnato dellutilizzo di un pc, stava nel pigiare il pulsante di accensione e far partire il suddetto programma di contabilità. Stop. Non so per quale motivo, forse il consiglio di un amico paterno, lo facemmo assemblare nei pressi di piazza Dante, in un laboratorio buio, grigio, asfittico: le stesse caratteristiche dei pc di una trentina di anni fa. Non ne capivo quasi niente, mio padre meno di niente (oggi ce lha un pc per navigare e vedere i video, ma penserà sia popolato da coboldi, gobelini che fanno di conto), ma i tizi del negozietto non ne approfittarono per rifilarci un bidone: lhd era decisamente grande per lepoca e la ram era suddivisa in due banchi da 1 mega, lasciando liberi due spazi per eventuali upgrade, che poi seguirono. Il prezzo era concorrenziale, rispetto ai preassemblati “di marca”: non sto parlando di Compaq o altre marche note, mi riferisco alla folla di venditori che cercavano di affibbiarsi un brand e si pubblicizzavano sulle riviste specializzate. Quasi quasi allego una scansione. O due.
Copertina PC Magazine 100
Pubblicità SHR Computer Il pomeriggio di quello stesso sabato, installo non so cosa, chiaramente da dischetto, poi decido che non serve a nulla e cancello. C:\delete . /s, gli ultimi caratteri prima del panico. Come mi era saltato in mente? Lavevo visto fare al cugino di un amico mio, sul suo 386 a 25 MHZ (ma DX, stavolta, quindi col bus esterno a 32 bit). Chiaramente, non aveva lanciato il comando nella directory root. Riavvio il pc, parte la tastiera col layout inglese. Ohibò, cosa potrà mai esser successo? Avevo cancellato tutto: DOS 5.0 e, chiaramente, pure il file autoexec.bat con le impostazioni della lingua e della tastiera. Ritorno al laboratorio appena possibile (stava a Napoli e noi stavamo, e stiamo, in un paese vicino, con reinstallazione del sistema operativo e spavento passato. Non avevo davvero “scassato” fisicamente un pezzo, lesperienza mi aveva insegnato a forza la necessità della coesistenza tra corpo e mente, tra hardware e software. La settimana successiva la impiegai a cercare una copia del DOS, non ricordo quanti dischetti fossero, per poter risolvere personalmente la faccenda. Poi scoprii che era possibile visualizzare le opzioni dei vari comandi e studiarsele, utilizzandoli consapevolmente e limitando i danni. Ebbene, penso quello sia stato lunico* strafalcione vero e proprio della mia carriera informatica, ma uno strafalcione dal valore didattico innegabile. Imparai a cercare le soluzioni, imparai come e dove cercarle, imparai ad applicarle. E, ricordiamolo: nessuna connessione a internet per rapportarsi alle altre migliaia di persone con lo stesso problema, nessun posto dove scaricare loccorrente, niente. Bisognava cercare in ambienti, fisici, ai bordi della legalità (ecco, magari pure oltre: i tempi delle cassettine del C64 in edicola erano passati da poco), agire personalmente.

E quasi tutti noi, che quellepoca labbiamo vissuta, siamo venuti su così. Ho modo di incontrare questi giovani doggi (eh, signora mia, ai miei tempi…), questi nativi digitali di cui tanto si parla, a lavoro. Ebbene, a parte leccezione che conferma la regola, quando hanno a che fare col computer sembrano sempre degli intontiti, li terrorizzi con la chiavetta estratta senza la rimozione sicura, ti portano un file di Word e, dopo aver scambiato due parole, capisci che non sanno fare altro che inserire le note a pie di pagina in un file .docx. Eh, ma coi telefonini sono dei maghi.

No. Sanno dove si trovano i tastoni che pigiano quotidianamente, ossessivamente. Se glieli sposti, è finita. Lo sanno perché sono stati ammaestrati a trovarli, dallutilizzo ripetitivo, robotizzato.

Ci sono dei geni del settore, ce ne saranno. Saranno quelli che prepareranno la pappa per le generazioni future. Ai miei tempi, però, su 10 possessori di computer, ne trovavi 5 discretamente preparati, consapevoli. Presenti. Saranno sempre 5, oggi, ma diluiti tra 100.

La semplificazione informatica sta bene anche a me, ovviamente: voglio la comodità, limmediatezza, non auspico un ritorono alla barbarie degli albori. Sono vecchio, voglio riposarmi. Voglio guardare i cantieri.

Unico strafalcione, a parte quella volta in cui, perso per la smania dellupgrade da Athlon XP1400 a XP1700, lasciai il vecchio processore senza ventola, facendolo bruciare in pochi secondi. Athlon 1700+ bruciato

*Unico strafalcione, a parte quella volta in cui, preso dal sacro furore della formattazione, formattai un disco esterno da 500 GB al posto di una chiavetta usb.

*Unico strafalcione, a parte quelle volte in cui…

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