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Il videogioco: stupidità by design
I videogiochi, specie quelli grossi, che si prendono sul serio1, possono essere stupidi per design. Molto stupidi. Azioni e trovate assolutamente insensate per non intralciare il giocatore, non farselo ostile facendolo credere poco intelligente. Anzi. Alcune volte, in una minoranza di casi, sono stupidi perché nascono semplicemente da scelte stupide, operate da sviluppatori maliziosi. Il più delle volte, invece, sono scelte consapevoli.
Chiunque abbia lavorato nel commercio, sa benissimo e non si scandalizza della percezione che si ha dei clienti. Ovviamente, anche il mercato del videogioco è commercio, pure i videogiocatori sono clienti.2
Il cliente, generalmente, è scemo: questa è l’opinione di chiunque stia dal del bancone con la cassa, macellaio o creativo che sia. Il cliente, qualora faccia di tutto per non sfatare questo preconcetto, va trattato come tale.
Alla luce di ciò, io come mi pongo? Semplice: so che mi trattano da scemo e mi va bene così, perché non mi va di lottare anche contro i videogiochi. Non mi va più bene, però, quando questo trattato tacito di non belligeranza, tra venditore e cliente, si rompe: quando la stupidità per design si trasforma in presa in giro, ecco.
Risvolti pratici di questa consapevolezza: la distanza filosofica che mi separa dai videogiocatori alla Guitar Hero Hero.3